Turning red: le nuove frontiere della Disney

Turning Red è l’ultima uscita Pixar che ha debuttato sulla piattaforma streaming Disney Plus questo 21 febbraio. La vicenda si svolge nella Toronto degli anni ‘90, un chiaro ammiccamento all’infanzia della regista, Domee Shi, infatti la protagonista stessa non è che l’alias di Shi. La tredicenne Mai Lee, figlia, studentessa e amica modello, deve affrontare un sorprendente, piccolo problema peloso: se sperimenta forti emozioni, si trasforma in un adorabile quanto impacciato panda rosso. Non male come premesse, eppure il film sta ricevendo grande apprezzamento dalla critica e poco dal grande pubblico: cerchiamo di capire perché.

Ad una prima occhiata, sembrerebbe una strana ibridazione tra i punti forti della Disney e quelli della Pixar; eppure, come il film Ribelle the Brave già ci aveva insegnato, la crasi di due mondi così diversi non sempre produce qualcosa di buono.  In Turning Red c’è tutta la spigliatezza della Pixar: i personaggi secondari un po’ folli (e non in maniera adorabile come un Lumier del caso, ma più in stile Cricchetto) e l’attenzione rivolta a protagonisti che non sempre sono perfetti. Al tempo stesso non viene meno quel sentimentalismo un po’ conservatore così caro alla Disney .

I riferimenti culturali di questo film sono estremamente curati, confezionati su misura per far ricordare a tutti i neogenitori gli anni delle loro medie, a suon di hit di boy bands e ore spese nell’assidua cura di un Tamagotchi. Pensate però di essere venuti al mondo nel vicino 2013: riuscireste ad immedesimarvi in Mai Lee, un’adolescente degli anni ‘90?

In generale un bel film per tutti gli amanti della Disney Pixar già “maturi” (anche se di certo non rapisce),però, dal punto di vista di un bambino, risulta di difficile comprensione. Considerando la complessità della catena di produzione Pixar, pare arduo immaginare che si tratti di un semplice errore di valutazione. 

Che forse abbiano deciso di ampliare il loro target? Si tratterebbe di una mossa non del tutto sciocca: al giorno d’oggi, trentenni senza figli aspettano ore in fila per entrare a DisneyLand, il merchandise di Star Wars decora le case di adulti “grandi, grossi e vaccinati” e Shrek (sì lo so, è della Dreamworks, ma passatemi l’imprecisione) conta sicuramente molti più fan alle superiori che non alle elementari.


L’infanzia si accorcia sempre di più (saranno i social media?), mentre giovani e adulti sembrano aver sviluppato un gusto particolare per tutto ciò che, un tempo, era considerato unicamente per bambini. Un disperato tentativo di riprendersi quegli anni di innocenza perduti troppo presto? La motivazione poco importa: qualcuno negli studios della Pixar se n’è accorto e, chissà, ha voluto utilizzare TurningRed come esperimento di mercato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *