RECENSIONE TERRIFIER 3
Il threequel di Damien Leone sulla saga di Art il Clown riprende direttamente la storia dal finale del secondo film: il serial killer torna inaspettatamente in vita, riprendendo la sua serie di omicidi e lo scontro con la protagonista del precedente film, Sienna Shaw, sfuggita dalla fame omicida del demone.
La prima scena del film imposta da subito i toni del film: il massacro in tema natalizio di una famiglia serena. Le scene sono cruente e i bagni di sangue diventano volutamente grotteschi, portati ad un livello di surrealismo che i fan del genere gore apprezzeranno e che porterà i principianti ad abbandonare la sala prima dei titoli di testa.
Infatti la campagna pubblicitaria del film è basata proprio sulla diceria che gran parte degli spettatori non riescano a reggere la violenza della carneficina, abbandonandosi addirittura a conati di vomito collettivi.
Nonostante si possa arrivare a dubitarne, gli effetti utilizzati nella pellicola non sono frutto della computer grafica, bensì di oggetti scenici, trucco e altri metodi concreti, la cui realisticità aumenta grazie al budget maggiore.
L’introduzione della componente sovrannaturale, già ipotizzata coi film precedenti, giustifica sia l’eccessiva brutalità degli atti sia un possibile ritorno futuro del pazzo omicida, in quella che potrebbe diventare una delle saghe cult dell’horror moderno.
A restare problematica è la narrazione, che si limita ad essere un modico espediente per poter portare al cinema un’opera da brivido: pur divenendo più dinamica rispetto i primi 2 Terrifier, tramite flashback e salti temporali, resta una trama lineare, tradizionale, con una protagonista che deve tornare a combattere l’entità malevola che si diverte a impersonarsi babbo natale e a dissmeminare morti ad ogni possibile occasione.
Il film risulta essere quindi uno dei pochi capisaldi restanti del genere gore, se non l’unico, in grado di portare molto pubblico in sala attratto dalla celeberrima violenza del lungometraggio.
Terrifier 3 incorona il personaggio di Art tra le figure cult dell’horror, grazie alla capacità mimica di Thornton e all’abile mano registica di Leone, in grado di rendere estremamente disturbante ogni ferita.
Davide Ventriglia