COP 28: un clima contraddittorio

industrial machine during golden hour

La COP 27 ha sicuramente avuto le sue contraddizioni, in particolare per quanto riguarda la scelta del luogo ospitante, e sembra che anche la futura COP 28 continuerà sulla stessa linea. Essa, organizzata per contrastare il cambiamento climatico, sarà presieduta dal CEO di una compagnia petrolifera.

Stiamo parlando di Sultan bin Ahemed Al Jaber, ministro dell’Industria e delle Tecnologie negli Emirati Arabi Uniti e amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), una compagnia petrolifera di Stato nella nazione mediorientale.

Questa decisione ha suscitato non poche critiche.

Vi è infatti il rischio che il sultano possa schierarsi apertamente dalla parte dei fossili, soprattutto dopo che l’Adnoc ha affermato di voler aumentare la sua capacità di produzione di petrolio dagli attuali 4 ai 5
milioni di barili al giorno entro il 2030. Tuttavia, le contraddizioni non sono finite: Al Jaber è anche presidente di Masdar, la compagnia statale emiratina per le energie rinnovabili, conosciuta anche con il nome di Abu Dhabi future energy company.

L’azienda mira a produrre un milione di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Gli obiettivi degli Emirati Arabi Uniti sono quindi molto confusi: vogliono o meno diminuire le loro emissioni? La risposta è inscritta nei dati riguardo la loro produzione di carbonio: gli Emirati hanno la quarta più grande impronta di carbonio pro capite al mondo. Il destino della COP 28 sembra quindi ormai segnato, e quella che dovrebbe essere una conferenza per il clima potrebbe trasformarsi in una conferenza contro esso.


Francesca Grassucci

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