Nel 2022 si è tenuta la 27esima edizione della COP, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, celebrata a partire dal primissimo “Summit della Terra” nel 1992. Le parole chiave erano mitigazione e adattamento: se da una parte occorre mitigare i cambiamenti climatici, dall’altra è necessario adattarsi alle situazioni ormai irreversibili create dall’inferno climatico. 

Ma forse, a queste due, dovremmo affiancare un’altra parola essenziale per comprendere la COP 27: contraddizioni. Questa Conferenza mondiale, infatti, è stata caratterizzata da incongruenze profonde – a partire dal luogo dove si è svolta: l’Egitto. Un paese che impiega sistematicamente strumenti di repressione e abusi per contrastare – se non eliminare – ogni forma di dissenso ideologico o politico. E soprattutto non possiamo dimenticare che l’attuale Presidente della cosiddetta Repubblica Egiziana, Abdel Fattah al-Sisi, nega le libertà più fondamentali dell’essere umano: dalla libertà di espressione e di associazione, alla libertà di professare la propria confessione religiosa. Non a caso, dunque, si sono subito alzati polveroni di polemiche e critiche contro la scelta dell’Egitto, mosse da numerose organizzazioni e delegazioni di giovani attivisti. Nel corso della Conferenza quelle stesse delegazioni sono state sottoposte a un’intensa sorveglianza, e i governi dei rispettivi Paesi hanno persino raccomandato di non scaricare l’app ufficiale del governo egiziano, nel timore che potesse essere utilizzata per hackerare le e-mail private, i messaggi, le note vocali. Ma al di là della scelta del Paese, non poco contraddittoria, la COP 27 è stata coronata da una drammatica passerella di lobbisti del petrolio: 636 i lobbisti delle fonti fossili che figuravano tra le tavole rotonde. Un numero che – ironicamente – supera di gran lunga quello dei rappresentanti delle comunità colpite dalla crisi climatica. 

La COP 27, insomma, non è stata tanto la Conference of Parts, quanto la Contradictions of Parts: un summit di luci – forse – e contraddizioni.

Valeria Marin Diaz

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *